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Eventi

Pensare un evento significa definire i desideri e i fabbisogni di chi lo commissiona. Significa definire scopo e obiettivi.
Organizzare un evento significa mettere in azione risorse, umane ed economiche, per realizzare i desideri e soddisfare i fabbisogni del committente. Questo può essere effettuato a vari livelli, più l'evento è grande o importante più essenziale è avere competenze professionali per organizzarlo, altrimenti si rischia di fare una gran fatica, di spendere più risorse di quelle disponibili e di dimenticare aspetti fondamentali.
Realizzare un evento significa affidarsi alla pianificazione effettuata nella fase organizzativa; significa mettere in azione il gruppo di risorse; significa raggiungere gli obiettivi concordati e, possibilmente, superando le aspettative del committente.
Unendo la mia naturale attitudine a formazione, competenze ed esperienze maturate nel corso degli anni, mi sono lanciata in questo settore.

 

 

 

 

 

 

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Gamification

Si può, in un mondo ormai iperstimolante, riuscire ad incuriosire, motivare e creare un coinvolgimento con le persone? Con la Gamification si può. Ecco perché: la Gamification serve a ridisegnare la relazione con gli altri, siano essi clienti, fornitori, colleghi, allievi, attraverso un coinvolgimento che prende spunto dai giochi.
E' stato Jesse Schell, game designer americano, ad introdurre formalmente la definizione di Gamification nel 20101.  Nella definizione di Schell si parla di motivazione (il famoso engagement oggi più che mai attuale), di progettazione (altrettanto famoso termine unito spesso a User - user design -) al fine di creare una esperienza. Usare la Gamification quindi è un modo per rendere l'esperienza dell'utente più interessante (Gamification = engagement + User experience).

Esiste anche una definizione di Gamification di tipo funzionale, data da Sebastian Deterding, altro famoso Designer/ricercatore di progettatione gameful & motivating americano: "Gamification is the use of game design in non-game contexts" - La Gamification è l'utilizzo di elementi di gioco in contesti non ludici.
Sono Gamification Trainer dal 2013.

1Prima di lui altri ne avevano già parlato: Gamification is a word people use when they are trying to figure out how to make boring things more interesting. It’s a kind of naive word that I hope will go away soon. When people say “gamify” they really mean something more like improve motivational design And, improving design is always cool. J. Schell - Gamification è una parola che le persone usano quando cercano di immaginare come rendere le cose noiose più interessanti. E' una specie di parola ingenua che spero venga presto sostituita. Quando le persone dicono "gamificare", intendono qualcosa più relativo al migliorare la progettazione motivazionale e, migliorare tale design è sempre una ottima cosa.

 

 

SAP NEWS - 12 Articoli sulla GAMIFICATION

 

Articoli sulla GAMIFICATION che parlano di me


 

 

 

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Nudging

Il nudge, (in italiano pungolo o spinta gentile) è stato formalizzato attraverso un best seller scritto dall'economista Richard Thaler e il giurista Cass Sunstein nel 2009 e comprende le strategie, basate sulle scienze comportamentali, usate per agire sulla cosiddetta “architettura delle scelte” degli individui.
Consiste in un gesto di sprone, di incoraggiamento, tipo il colpetto di gomito per dire “dai, tocca a te”, o “ce la puoi fare”. Un gesto convenzionale per farti ricordare qualcosa, per invitarti a compiere un’azione, senza obbligarti, giusto come promemoria o stimolo. E' uno strumento talmente importante che "in UK esiste un dipartimento governativo, ufficialmente chiamato "Behavioural Insight Team” (gruppo di lavoro sull’analisi del comportamento, più o meno), ma soprannominato Nudge Unit, che applica risultati dalla ricerca accademica su economia e psicologia comportamentale al settore cittadinanza e servizi pubblici.
In una società in cui la distanza tra consumatori e produttori è prossima allo zero, in cui l'interazione è il fulcro della vitalità aziendale e sociale, è quanto mai importante valutare gli aspetti psicologici e neurologici del processo decisionale, quale che sia la decisione da prendere.
La capacità di nudging è alla base di qualunque tipo di consulenza. Sicuramente della mia competenza

 

(http://genitoricrescono.com/nudge-theory-convincere-usare-vasino/) Per saperne di più: (Linda Veneroso - http://www.projectoutdoor.it/nudge-la-spinta-gentile/)

 

 

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Trager e Naturopatia

Il benessere fa parte della sfera dei miei valori e per questo sono diventata naturopata nel 2006 e mi sono diplomata nell'approccio Trager nel 2010. Organizzo e promuovo eventi inerenti il benessere.
L'Approccio Trager® nasce dall'intuizione del medico Milton Trager(1908-1997), che, dopo un approfondimento e perfezionamento condotti a livello personale per oltre 50 anni, ha dedicato il resto della sua vita alla diffusione della sua esperienza. Definire il Trager significa parlare di approccio, Infatti, attraverso proposte di movimenti semplici, spesso tratti dai normali movimenti del quotidiano, l'educatore Trager conduce la persona a sperimentare - in modo attivo tramite la Mentastica® e passivo tramite il lavoro al lettino - sensazioni di maggiore fluidità, morbidezza, libertà, acquisendo coscienza dei propri schemi psico-corporei e modificandoli sulla base delle nuove esperienze vissute durante gli incontri (sessioni) di Trager®.L'Educatore Trager usa le mani muovendo il fruitore per comunicare al sistema nervoso una sensazione di qualità specifica che, a sua volta, stimola una risposta tissutale nel soggetto. Quando un corpo si sente più leggero, si muove come se fosse più leggero.

 

 

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Viaggi

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“Per sapere dove sei, devo prendere un mappamondo, farlo girare e puntare il dito: avrei una ottima probabilità di azzeccarci”, una mia cara amica mi ha detto una volta. E in effetti non posso darle torto. Quando ero piccola, capitava spesso con la mia famiglia che nel fine settimana si prendesse la macchina e si andasse a fare la gita, di solito dalla mattina alla sera. Per Natale, Pasqua o d’estate si andava a trovare i parenti in Toscana, in Lombardia e, facendo base presso di loro, giravamo nei dintorni. Poi abbiamo iniziato a fare viaggi sempre più lontani, compatibilmente con la capacità della nostra auto e la resistenza alla guida dei nostri genitori. Mio padre alla guida, di tanto in tanto sostituito da mia madre e noi tre figlie a dormire o guardare fuori dal finestrino. Così mi sono “ritrovata” ad avere il pallino del viaggio, elemento naturale quanto imprescindibile del mio stile di vita. Negli anni ho allargato il raggio delle destinazioni, anche grazie alle trasferte di lavoro, alle tournée musicali e alla fotografia. Pur non essendo una che “si viaggia addosso”, non riesco ad immaginarmi come una globetrotter dallo zaino in spalla. Anche perché, il top dei viaggi per me è quando torno a casa.